Ecco le principali fake news sugli apparecchi acustici
Sono tante le fake news sugli apparecchi acustici che circolano quotidianamente sul web: le bufale sugli amplificatori, le soluzioni acustiche invisibili, e l’olio miracoloso sono solo alcuni esempi di offerte ingannevoli. Facile sentirsi disorientati in un settore che oggi più che mai necessita di un’informazione precisa e scientifica, per gli enormi effetti benefici che gli apparecchi acustici possano apportare alla vita dei pazienti, come rivela la ricerca di Eurotrak Italia 2022. Scopriamo come riconoscere le bufale più diffuse.
Biosound Oil
La notizia dell’olio miracoloso chiamato Biosound Oil ha iniziato a diffondersi sul web un paio di anni fa. Il principio benefico del prodotto sarebbe la capacità di rigenerare le cellule ciliate della coclea, operazione che la scienza ad oggi ritiene impossibile. Sono tanti gli articoli che hanno decantato le formidabili qualità di un olio che, stando a quanto dichiarato dagli autori, “è totalmente a base naturale”, illustrandone terapie e cure con linguaggi tecnici e ricercati. Ma chi sono questi blogger? Basta fare una rapida ricerca per accorgersi che sono nomi di fantasia, ricercatori scientifici totalmente inventati, che non compaiono in alcun sito di università o istituti di ricerca.
Per la casa produttrice vale lo stesso discorso, è importante sincerarsi dell’esistenza della stessa, e che goda di buona reputazione. Nell’articolo sull’offerta di finti prodotto, come nel caso di Biosound oil, spesso e volentieri si trovano anche recensioni e finti utilizzatori del prodotto: ovviamente, anche questi sono falsi, ed è facile scovarli per le immagini di profilo, che sono visibilmente prese dal web o da database.
Gli amplificatori
L’informazione ingannevole sugli amplificatori è tra i problemi più diffusi, che destano incertezze e confusione tra i pazienti. Sono dispostivi offerti a poche centinaia di euro sul mercato, che a differenza degli apparecchi acustici non sono regolabili, e quindi non adattabili alle esigenze e al grado di ipoacusia del paziente. Insomma, niente a che vedere con gli apparecchi acustici di qualità: non fatevi ingannare dal “pronti all’uso”, caratteristica col quale vengono descritti gli amplificatori, ma che indica la standardizzazione del prodotto. Sono di qualità molto scadente è individuabile sia alla vista che al tatto.
Gli apparecchi acustici invisibili
Il termine “discreto” è tra i più inflazionati nelle descrizioni degli apparecchi acustici, spesso e volentieri usato in maniera inappropriata. Se è vero che questo settore ha fatto enormi progressi sul tema della riduzione dell’impatto visivo dei dispositivi, è bene prestare attenzione a chi esagera sulla discretezza del prodotto. Sono sempre di più, ad esempio, le offerte di presunti prodotti invisibili, come gli apparecchi acustici mini, che stanno prendendo piede sul mercato.
Ricordiamo però che è impossibile garantire la completa invisibilità del prodotto per il semplice motivo che ogni orecchio presenta una conformazione e una grandezza diversa, e che quindi la stessa soluzione acustica sarà più o meno impattante visivamente a seconda del paziente in questione. Una tendenza pubblicitaria che di fatto contraddice le linee guida della camera di commercio:
«Il prodotto acustico – si legge in materia di pubblicità trasparente – deve contenere solo affermazioni corrette ed equilibrate, verificate dallo sponsor del prodotto. Non deve essere a rischio di suscitare aspettative irrealistiche o ingiustificate sull’efficacia del prodotto, e non deve indurre in inganno».
Gli apparecchi acustici: una scelta di vita
È cruciale che attorno agli apparecchi acustici si sviluppi una corretta informazione, perché parliamo di prodotti che possono davvero cambiare la vita delle persone: lo dimostra la ricerca recentemente pubblicata da Eurotrak, che vuole indagare l’impatto sulla vita delle persone di tali dispositivi. I dati sono impressionanti: il 97% degli utilizzatori dichiara di aver ricevuto beneficio, di cui il 52% di un beneficio regolare e quotidiano, il 33% più occasionale e solo l’11% dei pazienti parlano di un beneficio diretto.